La Catalogna: una ferita da sanare. Charles Puigdemont, indipendentismo e centralismo.
Posted On 14 Febbraio 2018
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La crisi generatasi tra il governo centrale del Regno di Spagna e la Generalitat della Catalogna sembra non conoscere fine. Il commissariamento del governo regionale per volontà del primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, il quale ha agito in conformità dall’art. 155 della costituzione, è stato un pesantissimo punto di rottura determinato dalla dichiarazione unilaterale d’indipendenza del 10 Ottobre 2017 da parte delle istituzioni catalane guidate da Charles Puigdemont, forti dell’esito del controverso referendum tenutosi nove giorni prima ostacolato in tutti i modi dalle forze dell’ordine nazionali e mai riconosciuto dal governo di Madrid, il quale, tramite la procura generale dello stato, ha denunciato di ribellione gli organizzatori della consultazione popolare, spingendo l’ormai deposto presidente della Generalitat a cercare asilo politico a Bruxelles, in quanto nel frattempo era spiccato su di lui un mandato d’arresto.
Il commissariamento del governo regionale ha portato allo scioglimento anticipato del parlamento catalano e ad una nuova convocazione delle urne, tenutasi il 21 Dicembre 2017, la quale nelle intenzioni di Rajoy doveva sconfessare le ambizioni degli indipendentisti attraverso il giudizio dei cittadini, e che invece ha sostanzialmente confermato i rapporti di forza tra catalanisti e partiti unionisti, garantendo ai primi il mantenimento della maggioranza nel parlamento regionale (fermandosi però al 47% del voto popolare).
Pertanto le forze fautrici dell’indipendenza della Catalogna, allo scopo di ribadire la loro forte contrarietà al comportamento delle istituzioni centrali dello stato iberico, hanno riproposto l’esule Puigdemont come presidente della Generalitat, ma a causa del mandato di cattura pendente sul capo, che gli impedisce di rimettere piede sul suolo spagnolo senza essere arrestato, il deposto leader catalanista ha chiesto di poter fare giuramento in videoconferenza e di esercitare le sue funzioni a distanza fino alla fine delle sue controversie con la giustizia spagnola. Per impedire una situazione senza precedenti, il governo di Rajoy ha però presentato ricorso presso la Corte suprema, la quale ha frenato preventivamente qualsiasi ipotesi d’elezione a distanza di Puigdemont.
Questo lungo, estenuante ed apparentemente irrisolvibile braccio di ferro istituzionale è la proiezione di una profonda lacerazione che divide la società della regione autonoma in due schieramenti pressoché uguali di forza, i quali non possono ignorarsi reciprocamente e devono necessariamente riprendere un canale di comunicazione diretto, all’interno del quale il governo spagnolo deve aprirsi a concessioni di maggiore autonomia tramite una revisione dello statuto regionale catalano, in quanto la recente crescita delle forze indipendentiste è stata generata proprio da una restrizione delle prerogative dell’ente regionale imposta dallo stato centrale, la quale è sembrata a molti catalani offensiva in virtù della lunga storia delle istituzioni autonome locali della regione. Solo in questo modo qualsiasi velleità indipendentistica potrà essere attenuata nel lungo periodo, stroncando sul nascere una deriva che in altri tempi ed in un’altra regione, i Paesi Baschi, diede origine ad una lunga scia di sangue.
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