e specialità di quelle virtuose mani furono i dolcetti detti “minne di vegine”, modellati su un seno virgineo dal delicato capezzolo accennato con il cacao (tratto da “Piaceri e misteri dello street food palermitano di Gaetano Basile”). A seconda della santa cui si fa riferimento, cambiano le guarnizioni di questo piccolo dolce.
La minna di Sant’Agata, a Catania, invece, proprio perché martirizzata da adulta, condannata infatti al postribolo, ha per capezzolo una ciliegia; la minna di suor Virginia invece, specialità di Sambuca di Sicilia è molto più grande e riempita di zucca candita.